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Oggi condivido con te due spunti di riflessione sul tema del lasciar andare. Come sempre mi piacerebbe che, nei miei sproloqui, più che una perentoria definizione del da farsi, riuscissi a cogliere un tentativo di ricerca di quel giusto mezzo che spesso è davvero la chiave del benessere. Un tentativo umano, curioso, non scevro da errori, bensì soggetto a continui aggiustamenti.
Spunto 1. In radio ho sentito un commento riferito agli ultimi rifacimenti sonori di Ruggero Acque (Roger Waters 😉) e il flusso di coscienza è partito.
“Dall’alto dell’esperienza uno fa andare le cose anziché inseguirle” diceva il dj. Annuivo.
Annuisco. E più ci torno sopra, più mi piace in questo contesto ci sia quel “fa andare le cose” al posto di “lascia andare le cose”: segno che occorre convinzione, fiducia e responsabilità nel portare avanti sé stessi, mollando la presa su tante cose e situazioni, lasciando che sia il percorso medesimo a contribuire al risultato.
Spunto 2. Una serie televisiva protagonista delle mie notti estive faceva risuonare in lingua originale “Breakup not always are breakthrough”: le rotture non sono sempre svolte. E se lo dicessi al contrario? Breakthrough not always are breakup: le svolte non sono sempre rotture? L’importante, in fondo, è cogliere la sottile eppure fondamentale differenza delle due cose. Sapere che a volte rompere con qualcuno o qualcosa – con una persona o un’abitudine particolare – non significa spezzare il meccanismo alla base di quel nostro tenerci legati a. Contemporaneamente, a volte cambiare significa variare di poco la direzione o il moto, il come anziché il cosa o chi.
❓️ che ne pensi?
Direi che abbiamo pratica da fare sul tappetino e oltre. Consapevolezza, leggerezza, fiducia.
Altro non serve.
Fatti autunno, fatti leggero 🍂